Dopo aver analizzato la generazione dei Millennials sotto l’aspetto del rapporto con i media digitali da una parte e sotto quello delle modalità di interazione con le aziende e delle abitudini di acquisto dall’altra, l’ultimo step è quello di analizzare il loro rapporto con la ristorazione.
In tutti i paesi del mondo i consumatori nati dopo la generazione Baby Boomers sono più propensi a lavorare o vivere in modo frenetico e intenso. Uno dei principali effetti di questo stile di vita è che, rispetto ai loro predecessori, sono più inclini a pranzare o cenare fuori casa e a consumare i pasti “in movimento”: per l’11% di essi, questa abitudine riguarda la maggior parte dei pasti consumati. Quasi 6 Millennials su 10 (58%) dichiara di mangiare fuori almeno una volta a settimana, il doppio della percentuale registrata tra i Baby Boomers (29%).
Questa propensione ha sicuramente contribuito alla recente trasformazione avvenuta nell’industria della ristorazione. Se si guarda alle tendenze odierne, ovvero porzioni più piccole, standard di qualità più elevati, alimenti sostenibili, sono tutte allineate alle esigenze e ai valori evidenziati come caratteristiche dei Millennials nell’articolo I Millennials e le aziende: come conquistarli?
Questo evidenzia come i Millennials abbiano abitudini alimentari conformi ai loro valori e più in generale al loro stile di vita. Guardano alla praticità anche quando si tratta di pranzare o cenare fuori: questo non significa che i Millennials non frequentino ristoranti tradizionali, ma quando si tratta di consumare on the go, è molto più probabile – rispetto ai Baby Boomers – che scelgano ristoranti che offrono un servizio rapido e dinamico (52%), come ad esempio i fast-food, o anche l’opzione street- food (28%).
Sono i più assidui clienti di bar, tavole calde e pret a manger e sono molto più inclini delle altre generazioni a consumare snack piuttosto che pasti regolari (il 44% dei Millennials contro il 31% dei Baby Boomers). Il 69% dei Millennials consuma snack per migliorare il proprio stato d’animo, +15 punti percentuale rispetto ai Baby Boomers.